Tutti noi all'inizio dell'emergenza, quasi due mesi fa, abbiamo sperato che fosse la volta buona per se non un governo d'unità nazionale, almeno per l'inizio di larghe intese o collaborazioni costruttive tra maggioranza e opposizione. Troppo difficile, drammatica l'emergenza per speculazioni e sciacallaggio. In un momento di emergenza nazionale serve che la classe politica intera sia unita, rimandando le polemiche a dopo. Subito qualcuno lo ha fatto notare. Esponenti della maggioranza dichiararono di aspettarsi una collaborazione dall'opposizione senza fare ostruzionismo. L'opposizione si dimostrò disponibile fin dall'inizio a formulare proposte prima per affrontare l'emergenza e ora per la ripartenza o, come la chiamano tutti, fase 2.
Ma facciamo un salto temporale. Il 10 aprile in conferenza stampa, il presidente del consiglio Giuseppe Conte ha prorogato le misure restrittive fino al 3 maggio. Ma non è stato questo ciò che ha fatto più discutere: il presidente, tra le altre cose, ha compiuto una mossa al limite della (s)correttezza rivolgendo un duro attacco all'opposizione di Salvini(Lega) e Meloni (Fratelli d'Italia). Le polemiche, si sa, fanno parte del gioco della politica. Ma qui si rischia un gioco pericoloso: la sfida a chi si abbassa di più al livello dell’altro. Il punto è che infatti non solo questi dovrebbero essere tempi off-limits per le polemiche ma è stata fortemente criticata la sede istituzionale e non politica da cui sono state rivolte le polemiche. In assenza di contraddittorio e con un pubblico collegato vastissimo. Il premier avrebbe strumentalizzato la conferenza stampa, organizzata per annunciare i nuovi provvedimenti per l'emergenza Covid-19, approfittando della sua visibilità per smentire le «falsità» dell'opposizione. E questa ha chiesto lo stesso spazio e tempo televisivo per un replica alle accuse. Persino Enrico Mentana è entrato nella polemica.
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Il presidente Conte ha in sostanza dichiarato di essersi stancato delle menzogne che sarebbero state pronunciate dall'opposizione su uno degli strumenti economici di cui potrebbe avvalersi il paese: il Mes (Meccanismo europeo di stabilità) o Fondo salva stati. Non è questa la sede per entrare nella discussione di merito: chi ha ragione? Chi ha detto falsità? E' davvero utile questo strumento? A noi interessa il dato politico: si è aperta una spaccatura (che in altre vesti c'era già), tra maggioranza e opposizione qualcosa s'è rotto. E il tutto con un paradosso: il Mes, diversamente dagli Eurobond per i quali sembra che tutti siano d'accordo, sta spostando gli equilibri della politica in Italia. Già perché il paradosso è che sul Mes Conte e il M5s insieme a Salvini e Meloni la pensano alla stessa maniera: non lo vogliono. Diversa è la posizione del Pd e di FI che sono più disposte ad usarlo.
Tra il 20 febbraio, data d'inizio dell'epidemia in Italia e il 10 aprile, giorno della chiacchierata conferenza, acqua sotto i ponti ne è passata. Ci sono state da parte di tutti dichiarazioni improvvide e "frecciatine" che stonano con la gravità del momento. Il governo sa che da come ne uscirà, dipenderà non solo il prossimo decennio del paese, ma anche più in piccolo ovviamente, il destino dell'esecutivo. La minoranza, in posizione certamente più comoda, può permettersi il lusso di attendere. Propone provvedimenti e incontra il governo. Ma la politica implica che la minoranza difficilmente elogerà troppo la maggioranza per ovvi motivi. Ma non può fare neanche l'esatto opposto, perché l'opinione pubblica l'accuserebbe di sciacallaggio. E allora l'opposizione gioca a fare l'equilibrista.
Anche sul rapporto con l'Unione Europea, che è forse il tema più caldo. I sovranisti Meloni e Salvini attendono al varco eventuali errori di Bruxelles per avallare le loro tesi euroscettiche; ma in verità anch'essi sperano in aiuti da Von Der Leyen e Lagarde. Perché se l'UE non ci aiutasse, l'Italia andrebbe in default. Serve una classe dirigente compatta anche per discutere ai tavoli europei. E qui dovremmo discutere di Mes, Eurobond, Bei, Sure che ci porterebbero fuoristrada. Almeno sul Mes, ne sapremo di più quando il 23 aprile, si svolgerà un'altra seduta del Consiglio Europeo. Intanto il ministro dell'Economia Gualtieri ha dato l'ok all'Eurogruppo per un utilizzo del Mes senza condizionalità per spese sanitarie. D'altro canto molti commentatori hanno notato che l'uscita scomposta del premier in conferenza stampa lascia trapelare delle tensioni all'interno della maggioranza stessa, confusa e in difficoltà nella gestione dell'emergenza. Il numero degli esperti delle task force ne sarebbe una prova. I giornali come al solito si dividono.
Auspichiamo in un ritrovato confronto tra governo e opposizione che possa mettere al centro solo ed esclusivamente gli interessi del paese. Rimandiamo le polemiche. Tutto serve al paese, tranne che governo e opposizioni si attacchino come fanno sempre. E' necessario che mettano anzi insieme le forze per progettare il modello di paese che vogliamo nei prossimi 20 anni: dovrà cambiare la scuola, la sanità, l'economia, la burocrazia, i rapporti stato-regioni, gli investimenti e altro ancora. E per fare questo serve lungimiranza, competenza. Perché il Coronavirus è uno spartiacque. C'è stato un prima e ci sarà un dopo.
Stefano Guarrera