Ci sono voluti quattro giorni e quattro notti per raggiungere un accordo nella trattativa in corso al Consiglio europeo. L'istituzione presieduta da Charles Michel, che riunisce i ventisette capi di stato e di governo europei, era chiamata a discutere del Next Generation EU, conosciuto in Italia come Recovery Fund o Fondo per la Ripresa. Il Recovery Fund costituisce un ammontare di risorse erogate dalla Commissione europea verso i paesi membri, parte in prestito e parte a fondo perduto. Il Fondo sarà finanziato con la creazione di un debito comune dei paesi membri attribuito alla Commissione europea che emetterà titoli europei (Eurobond). L'obiettivo dichiarato è la ripartenza economica delle nazioni europee colpite dall'epidemia da Covid-19.
Le serrate trattative erano intese a definire anche la ripartizione di risorse per il quadro finanziario pluriennale 2021-2027 dell'UE. Oltre 1000 sono i miliardi individuati. Il Recovery Fund è però solo un primo passo: le risorse stanziate sono vincolate a dei piani di riforme. L'Italia dovrebbe presentare il Piano Nazionale delle Riforme (PNR, Recovery Plan) ad ottobre: questo dettagliato documento, che dovrebbe comprendere una riforma fiscale, scandirà la concretizzazione dei finanziamenti. Intanto, i passi che rimangono da fare sono tre: occorrerà ora una autorizzazione all'indebitamento della Commissione nei singoli paesi membri. Poi Consiglio e Parlamento europeo negozieranno i testi attuativi e infine la palla passerà al Parlamento europeo che dovrà votare e approvare il nuovo bilancio.
Sono state ore frenetiche e concitate per una trattativa che è diventata la più lunga mai verificatasi al Consiglio Europeo. Per molti osservatori l'accordo raggiunto è il più importante dalla nascita della moneta unica. I negoziati, protratti fino a tarda notte, hanno visto una conclusione solo intorno alle 5:30 mattutine del 21 luglio. Il presidente Michel lo ha comunicato con un tweet tanto breve quanto inequivocabile. Il presidente del consiglio italiano Conte ha subito convocato una conferenza stampa per dare l'annuncio della fumata bianca. Il risultato appare positivo e lungimirante, ma quanta fatica: duro è stato il confronto con i paesi "frugali".
Questi ultimi, con in testa il presidente olandese Mark Rutte, hanno spinto durante la contrattazione per una rigidità dei conti. La volontà di Danimarca, Paesi Bassi, Austria, Svezia e Finlandia è stata l'abbassamento delle sovvenzioni a fronte di un aumento dei prestiti. A mediare le parti, a metà tra i paesi frugali e quelli mediterranei, l'asse franco-tedesco di Macron e Merkel.
Ma allora, qual è l'ammontare del Next Generation EU e quali le principali caratteristiche? L'importa sarà di 750 miliardi di euro. La cifra totale rimane invariata rispetto all'iniziale proposta. Ma mentre la precedente ripartizione figurava 500 miliardi di sussidi e 250 miliardi di prestiti, adesso la torta vede come fetta più cospicua quella dei prestiti: 390 miliardi. I contributi a fondo perduto arriveranno a 360 miliardi. Si nota il compromesso con i paesi frugali. Cambia qualcosa anche per l'Italia. Il nostro paese, che prima prevedeva una somma di poco superiore ai 170 miliardi, adesso si è assicurato il 28% dei fondi totali, equivalente a 209 miliardi di euro. I 209 miliardi sono ripartiti in 80 miliardi di sovvenzioni e in poco meno di 130 miliardi di prestiti, da restituire comunque a tassi bassi.
La risposta dell'Unione Europea a fronte di grandi economie come Stati Uniti e Cina è importante: lo stato orientale sta impiegando il 4,2% del reddito nazionale lordo interno in risorse per rispondere alla crisi economica. Gli USA arrivano al 15,9%, mentre l'UE arriva al 17%. Si pone certamente ora l'interrogativo sui tempi: quando arriveranno i fondi? E qui potrebbero esserci delle sorprese. Le voci più critiche hanno evidenziato la cronica lentezza dell'erogazione dei fondi. Infatti il Fondo distribuirà risorse nel triennio 2021-2023 e rimarrà fino al 2026. Il rimborso del denaro prestato dovrà cominciare entro il 2027. Ma in queste ore si ventila la possibilità che un decimo dei contributi (20 miliardi) possa essere impiegato per finanziare parzialmente già la prossima legge di bilancio.
La pandemia di quest'anno ha cambiato il mondo. E continua a farlo. Stati Uniti, Brasile e India per esempio presentano numeri gravi e ancora in aumento. La risposta del vecchio continente vuole essere adeguata: «eventi eccezionali meritano metodi eccezionali» ha tuonato la cancelliera tedesca Merkel. Rimangono ovviamente le famose "condizionalità" relative anche al MES, ma è comprensibile che debba essere chiara da principio la destinazione delle risorse, perché non vengano sprecate. Tuttavia è concreta la possibilità dell'istituzione di tasse europee come la Plastic Tax, per finanziare questa gigantesca manovra economica. Le testate nazionali dei paesi comunitari esultano tutte in patria. Sembra che abbiano vinto tutti. È segno che ognuno ha ottenuto quello che voleva. Adesso l'Italia deve affiancare alle somme le riforme. Questi miliardi serviranno per cantieri, digitale e green. Serve anche affrontare la questione del debito e della sua sostenibilità. Il governo con il presidente Conte sembra uscire rafforzato dai negoziati. Staremo a vedere.
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Stefano Guarrera