Queste settimane d'emergenza nazionale le ricorderemo a lungo. Non s'era mai visto nella storia della Repubblica niente di simile. Nell'immaginario collettivo c'è sempre la paura di un attentato per esempio, qualcosa di concreto, individuabile. E invece ci ha colpiti un nemico subdolo perché invisibile, inizialmente silente che ha mandato in frantumi in pochi giorni il nostro ideale di libertà, di quotidianità. Ci rendiamo conto di quanto sia facile perdere ciò a cui più teniamo. Non dimentichiamolo mai. Basta un virus, perché vi sia la necessità di riprogrammare la nostra vita. E proprio la rilevanza dell'evento con i suoi effetti (questi si, concreti) hanno sostanzialmente monopolizzato l'informazione del nostro paese. Fino a un mese fa il problema degli italiani era capire cosa fosse successo tra Bugo e Morgan. Poi abbiamo dimenticato Sanremo, la prescrizione, Renzi, i migranti (anche se qualcuno non li ha dimenticati) e gli altri temi del momento. Dove sono finiti i dibattiti che tanto ci hanno infiammato di recente? In pausa. Pronti per tornare ad emergenza conclusa.
Chi ama informarsi quotidianamente si accorge degli effetti di questo bombardamento mediatico che concerne un solo tema: inevitabilmente, si comincia a percepire una grandezza spropositata del problema. Intendiamoci, è un'emergenza. Ma psicologicamente, se ci mettessimo all'ascolto quotidiano a tutte le ore del giorno delle ultime news, qualcuno potrebbe cedere. Considerato anche che, fanno capolino sui mezzi di comunicazione i virologi della domenica e i diffusi tuttologi del belpaese, possiamo accorgerci anche di quanto l'informazione possa essere schizofrenica.
Certo è che di questi tempi, l'Italia con i suoi meravigliosi italiani mostra ciò che davvero è. Terra piena di contraddizioni. Con esempi di umanità, competenza e impegno straordinari e altri giusto un pò meno. Non posso non cominciare esprimendo la mia gratitudine per i medici, gli infermieri e gli operatori socio-sanitari di tutto il paese che stanno compiendo egregiamente il loro dovere. Non so se siano eroi: so che fanno la cosa giusta, e per i tempi che corrono, non è poco. Mi sarei risparmiato invece le beghe politiche (con le connesse polemiche) che hanno esasperato persino i medici (notoriamente self-controlled) nei talk shows. In questo senso, i governatori Fontana e Zaia stanno agendo concretamente meglio di quanto abbiano invece mostrato in due sfortunate uscite: il primo con una mascherina indossata (male) in una diretta social, e il secondo con un'accusa alimentare verso i cinesi. Belle le manifestazioni di patriottismo o comunque di unità, solidarietà, comunità che si sono mostrate dai balconi e dalle finestre un pò su tutto lo stivale: applausi e canzoni gridano la volontà di non arrendersi, di credere nel nostro paese, di desiderare la gioia della vita di tutti i giorni. Un pò meno bella la reazione di alcuni italiani alle restrizioni: c'è chi passeggia, o fa attività sportiva all'aperto, in barba ai decreti e al buon senso, non curante del pericolo di salute pubblica che può causare. Più importanti le flessioni e gli addominali dell'infezione pandemica, si sa.
Segno di solidarietà anche tutte le donazioni, chi si è messo a disposizione senza chiedere nulla in cambio, e perfino chi ha solo usato un hashtag come #iorestoacasa. Tutti, specie i personaggi conosciuti, hanno influenza sugli altri. Il nostro comportamento è esempio per tutti. Un pò meno solidali (forse si credevano furbi) sono i tizi che hanno pensato bene di dare il via a due fughe di notizie, la seconda persino peggiore della prima: quella sulle scuole chiuse e quella sui trasporti vietati. Non ho notato l'utilità dell'atto, ne ho anzi percepito la dannosità.
Potrei continuare con gli esempi. Positivi e negativi, da emulare o da imitare davanti ad uno specchio: cioè al contrario. Sappiamo che ognuno di noi, nel suo piccolo, ha fatto degli errori anche durante questo periodo. Forse ne faremo ancora. D'altronde, ci troviamo di fronte a qualcosa che non abbiamo mai affrontato, perlomeno con queste proporzioni. Mai l'Italia si era letteralmente fermata, come addormentata. Però il nostro è un grande paese. Che si, tira fuori il meglio e il peggio di sé dalle emergenze. Ma ricordiamo che dopo la Peste del 1350 fiorì l'Umanesimo e dopo la Seconda Guerra Mondiale ci fù il boom economico. Montanelli vedeva un grande futuro per gli italiani. Io anche per l'Italia.
Stefano Guarrera