Nel 2017 alla domanda «chi è Giuseppe Conte?» avremmo risposto «boh» o «l'allenatore di calcio!» per poi ricordarci che quello si chiama Antonio. Oggi, invece, è il politico più popolare e gradito dal popolo italiano. Ce lo siamo ritrovati sulla poltrona della Presidenza del Consiglio dei Ministri all'improvviso. Ci ha spiazzato, complice il fatto che precedentemente era oscuro ai più. Nessun momento è più appropriato di questo, a parer mio, per inquadrare meglio l'uomo e il politico Conte, che sta salendo ancora di più alla ribalta in questi tempi di Coronavirus: i riflettori sono tutti puntati su di lui.
Per la verità, Giuseppe (o Giuseppi cit. Presidente degli Stati Uniti Trump) Conte era candidato nella lista dei ministri per il Movimento 5 Stelle in vista delle elezioni del 4 marzo 2018. Con un curriculum importante (da alcuni addirittura messo in dubbio) e docente di Diritto Privato all'Università di Firenze, era candidato come ministro della Pubblica Amministrazione da Di Maio&C. Poi, dopo la parziale vittoria dei grillini, cominciarono le consultazioni. L'intesa con il Pd fallì e cominciò quella con la Lega, ma ad una condizione: che Di Maio non fosse stato premier. Per i retroscenisti questa condizione fu addirittura posta da Berlusconi ma tant'è: che l'abbia posta il forzista o Salvini stesso, andava allora trovata una figura di congiunzione, di mediazione tra Di Maio e Salvini. Questa figura fu trovata in Giuseppe Conte, che l'1 giugno 2018 s'installò a Palazzo Chigi. Da quel momento abbiamo imparato a conoscerlo: da «il mio cuore è sempre battuto a sinistra» ai permessi per dire qualcosa chiesti a Di Maio in aula alla Camera passando per il riscoprirlo pizzaiolo provetto. Il “personaggio Conte” si è fin da subito prestato bene a “meme” di ogni tipo e ad apprezzamenti da parte del pubblico femminile per il suo aspetto. L'atteggiamento, il suo carattere, è il solito: pacato, rassicurante, preparato, tendenzialmente non polemico, sembra sempre avere tutto sotto controllo. Uno che piace agli italiani, almeno stando ai sondaggi.
Certo, critiche se ne possono muovere. Una gliela rinfacciò il liberale belga Guy Verhofstadt in Parlamento Europeo: «quando la finirà di essere il burattino di Di Maio e Salvini?». Durante i primi tempi la sensazione era effettivamente di un presidente schiacciato dalle due figure ingombranti dei vicepresidenti. «Se gli dico di finirla di litigare, la finiscono» disse sussurrando alla cancelliera Merkel di fronte a due spritz. Ma i due Dioscuri finirono per litigare davvero. E quindi il cambio di casacca. Non sembra si sia fatto molti problemi Conte, a passare dall'alleanza con la Lega a quella con il Partito Democratico. Come dimenticare il grande discorso-invettiva contro Salvini al Senato del 20 agosto 2019? «Tu parlerai dopo» s'interruppe riferendosi al leghista, seduto alla sua destra, toccandogli la spalla. Qualcuno avrà sicuramente sgranocchiato i pop corn durante quei minuti, almeno metaforicamente.
Nel frattempo, la sensazione è stata di un premier più premier, più sicuro di sé, indipendente, complice l'accantonamento della formula del Contratto di Governo e dei due vicepresidenti. Mentre Pd e M5s si nascondevano, vergognandosi quasi di stare insieme, visto che se n'erano dette di tutti i colori, lui, il nostro Giuseppe acquistava sicurezza. Fino ad oggi. In queste settimane, chi si ferma ad ascoltare le sue conferenze stampa, i suoi messaggi alla nazione, le sue informative in Parlamento (per qualcuno è informazione “ansiogena”) ascolta un presidente che sembra aver tutto sotto controllo, che mostra sicurezza appunto. E in che periodo! In meno di tre anni Conte è passato dalle lezioni all'università alla gestione della più grande emergenza della storia della Repubblica Italiana. Possiamo di sicuro comprendere che nessuno era preparato a questo, neanche il governo, neanche lui, che dichiarava però ad un'emittente televisiva a fine gennaio che il governo era prontissimo ad affrontare la questione. Insomma.
E infatti, ad una più attenta analisi, si può muovere qualche critica in merito al virus, senza risultare accusati di sciacallaggio o simili: in poco più di un mese sono state emesse 6 tra leggi e decreti legge (tanto che qualcuno ha parlato di “decretite”), 2 delibere del Consiglio dei Ministri, 8 decreti del presidente del consiglio (Dpcm), 19 ordinanze del capo di dipartimento della Protezione Civile, 1 protocollo, 1 ordinanza del Ministero della Salute e 2 direttive del Ministro della Pubblica Amministrazione. In tutto 39 provvedimenti di legge per 277 articoli, in poco più di un mese, lo ripetiamo. Che confusione! Certo, la situazione è di quelle da grandi eccezioni e i provvedimenti non sono tutti del governo. Però uno come Renzi ieri invoca «un ultimo decreto» non, indefinitamente, «un altro». Forse sarebbe stata meglio una maggiore semplicità legislativa (qualche modello d'autocertificazione in meno e qualche tampone ai medici in più). Queste discussioni, comunque, le approfondiremo ad emergenza finita. Conte, come tutti, si è trovato a rincorrere il Coronavirus, dovendo scegliere tra il lasciar correre l'Italia ma rendendola vulnerabile nei confronti del virus e bloccare invece il paese per difenderlo dall'epidemia ma con conseguenze disastrose sull'economia. E ancora: si può parlare di "modello Italia" stanti così le cose?
Già oggi, giorno in cui Conte ha lanciato un ultimatum all’UE sugli aiuti economici (10 giorni o facciamo da soli), possiamo dire che quest'emergenza ha cambiato tutto il mondo: l'idea di sicurezza e stabilità dell'Occidente sono state scalfite. Quando tutto sarà finito, la politica italiana sarà cambiata anch'essa: si spera in meglio. E il nostro presidente Conte con la sua maggioranza e le opposizioni, risponderà di quello che ha fatto e non ha fatto. Al netto delle polemicheridicole sulla pochette a tre punte, sul maglioncino o sugli orari a tarda sera delle dirette Facebook. E una chiosa per concludere. Dobbiamo stringerci tutti, in momenti così duri, al nostro governo (e a medici e infermieri, non dimentichiamolo), di qualunque colore politico sia: perché su di esso è scaricata gran parte delle responsabilità, perché ha bisogno dell'aiuto di tutti noi cittadini. Alla fine faremo i conti, e cercheremo di capire se Conte avrà gestito l'emergenza nella maniera migliore possibile. Emergenza che diventa il momento cruciale della sua carriera politica e che ci dirà del suo futuro. Il presidente deve ben giocarsi la carta Coronavirus. Giuseppe Conte: statista o inadatto? Ai posteri l'ardua sentenza.
Stefano Guarrera