La disgrazia del crollo del Ponte Morandi di Genova e la sciagura mondiale del virus Covid-19 stanno causando smottamenti tali nel nostro paese da produrre anche effetti positivi. Le infrastrutture sono uno di quei temi che stanno beneficiando del conseguente (a crisi di questo tipo e gravità) gran parlare che se ne sta facendo. La speranza è che appunto non rimanga tutto a parole. Ma le sensazioni sono buone.
Il Morandi
La ricostruzione del viadotto ligure, aggiudicata alla grande azienda italiana Salini Impregilo e sotto la supervisione del super commissario Marco Bucci (anche sindaco di Genova) sta proseguendo in tempi record tanto che ormai costituisce il «modello Genova» un po’ per tutti. A detta di Bucci sono tre i poteri che stanno funzionando: contemporaneità, integrazione e selezione. Il primo ha permesso e sta permettendo di realizzare il progetto, ottenere le autorizzazioni e scegliere l'impresa in simultanea. Il secondo mostra come sia proficuo un «appalto integrato», che cioè veda progettazione e costruzione ad opera di una singola azienda. Il terzo mostra l'efficacia di una selezione dell'impresa vincitrice della gara d'appalto su criteri di oggettività massima insieme ad un'assenza dell'azienda seconda classificata (in modo da evitare le guerre di ricorsi al Tar).
Il Coronavirus
Le misure di risposta invece alla nuova malattia infettiva (oltre per esempio al rinvio del referendum sul taglio dei parlamentari) saranno tutte improntate ad un obbiettivo sempre dichiarato ma mai veramente posto in essere: l'aumento della spesa pubblica per il supporto ad un'economia nazionale che va verso la recessione. Oltre al Decreto da 7,5 miliardi che il Governo varerà la prossima settimana e che va in questa direzione, causando un aumento dello 0,3% (da 2,2% a 2,5%) del rapporto Deficit/Pil (oltre 6 miliardi in Deficit richiederanno quindi maggiore flessibilità concessaci dall'UE), da notare è che il Presidente di Confindustria Vincenzo Boccia ha presentato un documento di 7 pagine al tavolo convocato dal governo per un incontro con le parti sociali. Sono richiesti, tra le moltissime altre cose, più investimenti pubblici che si concretizzerebbero in un piano europeo da ben tremila miliardi per le infrastrutture da chiedere dunque alla Commissione Europea. Dev'essere il momento del «whatever it takes (richiamo al famoso discorso di Draghi alla BCE, ndr) della politica economica». Il progetto, come si vede, è grande.
Il commissariamento
Dopo l'affondo di Renzi con il suo «Piano Schock», anche il M5s si è dichiarato favorevole ad un maxi-commissariamento di almeno una ventina di grandi opere infrastrutturali. Il viceministro al Mit, Giancarlo Cancelleri, sta lavorando ad un decreto. Quest'ultimo prevedrebbe un commissario in carica per ogni opera da 3 a 5 anni che potrà agire «in deroga ad ogni disposizione legislativa e regolamentare diversa da quelle che prevedono sanzioni penali, fatto salvo il rispetto delle disposizioni del codice delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione [...] nonché dei vincoli inderogabili derivanti dall'appartenenza all'Unione Europea e dai trattati internazionali». In buona sostanza, il commissario, (quasi) unico responsabile della realizzazione dell'opera, ha pieni poteri (ahi, espressioni infelici) perché può con il suo Rup bypassare provvedimenti, atti, autorizzazioni e nulla-osta.
I problemi
Da destra a sinistra, il coro è unanime ma anche un po’ contraddittorio se vogliamo: bypassiamo le leggi. La soluzione del commissariamento, a breve termine è certamente positiva. Ma a lungo termine serve semplificare il Codice degli Appalti che consta di 220 articoli. È necessario sburocratizzare anche sul tema delle infrastrutture, che ormai è riconosciuto unanimemente (era ora ndr) come priorità perché primo volano per l'economia. E invece nel nostro bel paese le opere bloccate non si contano più e solo le più importanti valgono qualcosa come 55,5 miliardi di euro. Bloccate per procedure amministrative e progettuali, guerre giudiziarie, temporeggiamenti della politica centrale o locale e per risorse mancanti.
La crescita si raggiunge con gli investimenti. E investimenti che nel futuro garantiscono un eccezionale progresso e sviluppo, consegnati alle nuove generazioni, sono proprie le infrastrutture. La possibilità di viaggiare e spostarsi, oltre che essere un diritto, alimenta in modo formidabile l'economia. Ma la sensazione è positiva. È in arrivo una grande stagione per le infrastrutture.
Stefano Guarrera