A più di un mese dall'avvento dell'infezione in Italia, tutto il mondo è ormai coinvolto nella più grande guerriglia che sia mai esistita: l'Oms ha dichiarato il Sars-Cov-2 pandemia. I contagiati complessivi sono circa 340000 con quasi 15000 decessi secondo la Johns Hopkins University. I dati italiani, come tristemente noto, sono i peggiori: quasi 60000 persone sono state contagiate e le vittime si avvicinano ormai alle 6000. Ho già fatto notare in un pezzo dell'11 marzo quali sono alcune delle conseguenze sul fronte trasporti, collegamenti, spostamenti concentrandomi sul nostro paese. Vediamo di dare un'occhiata adesso su tutto il mondo per quanto sia possibile, ricordando sempre che i trasporti rimangono un servizio essenziale non tanto in sé ma perché senza di essi non è possibile far spostare generi di prima necessità, materiale e personale sanitario, forze dell'ordine eccetera e dunque non si fermano mai in toto.
Come sappiamo, l'Italia ha ridotto drasticamente la capacità di trasporto interna e verso l'esterno, anche se non l'ha cessata. I voli sono ridotti al minimo essenziale (per esempio la Sicilia è collegata solo con Roma mentre i voli internazionali sono a solo appannaggio di Roma) così come i treni (ridotti dell'80% in molte regioni). Le autostrade sono deserte. Negli altri paesi del vecchio continente l'apprensione è quasi allo stesso livello: 8 paesi, quali Austria, Ungheria, Repubblica Ceca, Danimarca, Polonia, Lituania, Germania e Spagna hanno notificato all'Unione Europea misure restrittive alle frontiere. E' in sostanza stata sospesa la convenzione di Schengen. La Francia, che non figura tra queste, secondo alcune indiscrezioni, ha minacciato di tagliare i collegamenti con il Regno Unito se quest'ultimo non avrà preso provvedimenti più drastici nel giro di poco tempo. Lo stesso primo ministro inglese Johnson ha ormai capito che la sua sfortunata uscita «perderemo molti cari» non può essere la strategia per fermare l'infezione del Coronavirus. Il Regno Unito si sta adeguando alle draconiane misure dei paesi europei, quasi tutti in emergenza. Come la Francia, che a detta di Macron nel suo discorso alla nazione è «in guerra». La Spagna è in un'emergenza gravissima, i contagi aumentano in modo similare all'Italia specie nella capitale Madrid: il re Filippo VI ha tenuto un discorso alla nazione. In Germania, persino la cancelliera Merkel è in quarantena per presunti contatti con positivi. Aveva dichiarato che «il 60% dei tedeschi potrebbe essere contagiato». I servizi di trasporto nel vecchio continente sono attivi ma ridotti all'osso. Sono stati chiusi locali e servizi non essenziali in molti paesi, chi prima e chi dopo. Dopo Milano e Roma, anche Madrid, Parigi, Londra e Berlino sono deserte.
E' dalla Cina che è partito il contagio. La nazione asiatica dopo avere isolato Wuhan (epicentro) e la sua provincia (Hubei), ha ottenuto ottimi risultati. Ad oggi a Wuhan i contagi sono a zero e il paese sta ripartendo. Sta ripartendo la produzione di automobili e dispositivi elettronici per esempio. Il calo del Pil (che sarà comunque solo una minore crescita) si vedrà a fine anno, sarà forte e si ripercuoterà su tutto il mondo visto che la Cina insieme agli Usa è il motore dell'economia mondiale. I collegamenti con la Cina da parte di molti paesi però riprenderanno lentamente in futuro. Siamo ancora molto lontani dalla luce in fondo al tunnel. Il sud-est asiatico poi è molto colpito, causa la vicinanza con l'Hubei. Iran e Corea del Sud sono i paesi più colpiti nel continente. Il primo deve affrontare anche le sanzioni statunitensi. Per molti la situazione è ancora peggiore di quanto non si dica. La Corea del Sud invece ha dato il via a misure di tracciabilità elettronica dei cittadini con tamponi a tappeto. In Russia i dati dicono di poche centinaia di contagiati ma secondo qualcuno, anche Putin nasconde qualcosa.
In America gli Stati Uniti sono giunti alla paralisi anch'essi. Con oltre 25000 infettati, in moltissimi concentrati a New York, il presidente Trump ha bloccato i voli con l'Europa dopo aver sottovalutato il problema. Ma non solo. Sono ormai 7 gli stati in lockdown, isolati e bloccati per contenere il contagio: un totale di 100 milioni di persone, quasi un terzo degli Stati Uniti. Colpiti anche il Messico e il Canada. Nel Sud America il virus è invece arrivato dopo ma è oramai presente in ogni stato. Il Brasile è più colpito dell'Argentina.
Qui il virus è arrivato prima per quanto ne sappiamo in Egitto. Infatti specie per l'Africa non disponiamo di dati certi visto che in molti paesi non ci sono rapporti ufficiali. I paesi più colpiti sono il Sudafrica che ha dichiarato di trovarsi in un «disastro nazionale», l'Algeria e l'Egitto stesso. non abbiamo ancora casi accertati in paesi come il Mali, la Libia (da cui partono ancora migranti), o il Mozambico. Il Marocco ha chiuso bar, ristoranti e cinema. Il Sudan ha dichiarato lo stato d'emergenza fermando gli aeroporti e le frontiere. Chiusure anche in Algeria e Kenya. Per un più completo quadro rimando all'ottimo rapporto di Vittorio Maccarrone sul nostro sito aggiornato al 18 marzo.
Il virus è arrivato molto preso in Australia che è ora ormai in pieno lockdown: ha superato il migliaio di contagiati. Il primo ministro Morrison ha annunciato la chiusura di attività come pub, palestre, club e luoghi di culto. L'infezione si propaga soprattutto negli stati più popolosi del paese. Scuole e servizi non essenziali sono chiusi anche in Nuova Zelanda.
Stefano Guarrera