26/11/20
IN BREVE:
I fondi di investimento per le infrastrutture programmano investimenti in Italia
Il piano #ItaliaVeloce programma e finanzia opere e cantieri nei prossimi 15 anni
Il Recovery Fund darà un'ulteriore spinta alle infrastrutture
UN'ARENA DI CONFRONTO: il ministro delle infrastrutture De Micheli, così in due post su Facebook: «in questi mesi sul versante pubblico non abbiamo sbloccato soltanto importanti infrastrutture di rilevanza nazionale per un valore di quasi 9 miliardi, ma abbiamo dato anche la possibilità di accelerare gli appalti sul territorio.Una spinta ulteriore al settore delle costruzioni arriverà anche dal piano infrastrutturale messo a punto per i prossimi 15 anni #ItaliaVeloce, nel quale abbiamo inserito il bando sulla Qualità dell'Abitare che mette a disposizione 850 milioni di euro per progetti di riqualificazione urbana».
«In 14 mesi, con grandi sforzi, abbiamo sbloccato quasi 17 miliardi di opere, incrementando del 17,8% il valore degli appalti pubblici rispetto al 2019. »
Secondo una ricerca di EY (Ernst & Young), uno dei maggiori network di consulenza e revisione, è l'Italia il paese europeo nel quale molti fondi privati internazionali intendono investire di più. E in particolare, il settore più ambito è quello delle infrastrutture. Lo ha riportato un articolo di Milena Gabanelli sul Corriere della Sera.
Prima di tutto chiediamoci: perché proprio l'Italia? Perché le ricche Germania, Francia e Regno Unito sono meno ricercate? Il motivo è semplice e deriva proprio da un deficit italiano rispetto a questi paesi. Negli ultimi anni l'Italia ha mosso tra investimenti pubblici e privati per le infrastrutture poco più del 7% del Pil (nel 2020 arriverà a più dell'8%). Germania e Spagna per esempio superano il 9%. Mentre la Francia più dell'11%. Questo cosa comporta? Che il divario tra i progetti in cantiere e quelli di cui ha bisogno il nostro paese è più ampio rispetto agli altri grandi stati europei a noi paragonabili. In soldoni, l'Italia ha molto più bisogno degli altri paesi di infrastrutture.
Se aggiungiamo le risorse in arrivo in abbondanza dal Recovery Fund (la procedura di approvazione nei parlamenti è attualmente ferma a causa del veto posto da Ungheria e Polonia che non intendono rispettare l'obbligo dello "stato di diritto") e che abbiamo dimostrato di saper realizzare progetti complessi come il viadotto genovese, la conseguenza è che il bel paese diventa attrattivo per fondi come Macquarie, BlackRock o Brookfile che operano nel settore delle infrastrutture. La possibilità di investimento nel nostro paese è più ampia per tali fondi.
Ogni anno l'Italia spende in infrastrutture 125-130 miliardi: di questi, una novantina provengono da investitori privati. 35-40 miliardi sono quindi l'esborso pubblico che non consiste solo nella realizzazione di nuove opere ma anche nel potenziamento, manutenzione e adeguamento tecnologico e ambientale delle stesse. 130 miliardi sembrano un'enormità ma non bastano. Anzi sono pochi secondo il Global Infrastructure outlook del G20. Da quest'anno al 2040 mancano 373 miliardi di investimenti infrastrutturali (18 miliardi all'anno). Alla Germania mancano soli 728 milioni di investimenti. 10 miliardi alla Francia, 57 miliardi alla Spagna, 91 alla Polonia. La Gran Bretagna ha il gap più ampio, 148 miliardi, che è comunque meno della metà di quello italiano.
Secondo alcune stime, colmare questo gap di 373 miliardi genererebbe 2,5 milioni di posti di lavoro e 250 miliardi di Pil.
Secondo la nota per le infrastrutture del 6 luglio 2020 gli investimenti attualmente previsti per la mobilità in Italia ammontano a 190 miliardi nei prossimi anni, quasi l'intera somma del Recovery Fund. Di questi, solo il 71% è finanziato con coperture già trovate. È in sostanza il piano #Italiaveloce, che ha individuato 100 opere prioritarie per la nazione. Queste spesso sono opere di grande impatto, che richiedono almeno un decennio per il solo cantiere. Progetti per 100 miliardi (poco più della metà dell'importo quindi) sono in fase di progettazione. La parte più cospicua degli interventi riguarda ovviamente ferrovie e strade. Opere strategiche su ferro (52,8 miliardi) rimangono i cantieri della tratta Torino - Lione, Verona - Brennero o Milano - Genova. Su strada gli investimenti attualmente in campo arrivano a 25 miliardi.
Dopo il bypass parziale alla burocrazia costituito dal decreto Semplificazioni e sull'esempio della ricostruzione del famoso Ponte di Genova il 44% dei principali fondi per le infrastrutture sta programmando investimenti in Italia nei prossimi 12 mesi. Inoltre, lo stesso Stato italiano è entrato attraverso Cassa Depositi e Prestiti (Cdp) in Webuild, campione nazionale delle costruzioni. Ma il futuro rimarrà incerto se il Paese non risolverà la sua instabilità politica e la mancanza di regole chiare. Per il 79% degli investitori infatti è questo il principale problema italiano.
La legge di bilancio 2021 sarà inoltre finanziata anche attraverso una fetta del Recovery Fund (10% del totale spettante al nostro stato che equivale a 25 miliardi). Questi fondi andranno spesi entro il 2026 e saranno destinati a infrastrutture, digitale, energie rinnovabili e sanità. Solo per quanto riguarda il digitale, il Politecnico di Milano ha mostrato come il bilancio dello Stato risparmierebbe 25 miliardi con un aggiornamento della Pubblica Amministrazione in questo senso. La vigilanza sui progetti coperti dal Next Generation EU sarà della Commissione Europea.
Ma c'è un'altra condizione. L'attuazione di alcune riforme fondamentali che sono richieste da tempo. Tra queste: la riduzione dei tempi della giustizia, la semplificazione della burocrazia, la lotta alla corruzione e all'evasione fiscale.
Stefano Guarrera