IN BREVE:
-80% di fatturato previsto per gli scali italiani
Aeroporti dotati di impianti di sicurezza
Pesanti ricadute sul settore turistico
UN'ARENA DI CONFRONTO: Roberto Barbieri: «mi auguro che il governo non pensi di salvare il trasporto aereo tenendo in vita Alitalia».
Roberto Barbieri, amminisitratore delegato di Gesac, società di gestione dell'aeroporto di Napoli Capodichino, ha rilasciato un'intervista a Il Sole 24 Ore. La breve chiacchierata con Santilli ha però sviscerato temi e numeri preoccupanti. Infatti, parlando «a nome dell'intero sistema aeroportuale italiano» il traffico è attualmente calato del 73-74%. Ma considerando il peggioramento della curva epidemica le previsioni fino a fine anno stimano un -80% di traffico che significa un -80% di fatturato.
Si capisce la gravità dei numeri. Barbieri sottolinea come quello aeroportuale sia «un settore totalmente ignorato dai provvedimenti con cui il governo ha sostenuto l'economia». Infatti i 3,5 miliardi per Alitalia non rientrano in aiuti aeroportuali. Il rischio per il futuro a medio termine è ora quello dell'abbattimento dei voli, specialmente dei low costdall'estero, che costituirebbe un vero dramma per il turismo (a Napoli Capodichino su 11 milioni di passeggeri annui, 7 provengono dall'estero). Il settore aeroportuale è fortemente interconnesso poi con altri comparti dell'economia: se non ci sono voli, in molti ne soffrono.
Se non dovessero arrivare gli aiuti dal governo due sono le possibili conseguenze per Barbieri: «il primo è quello di essere costretti a fare licenziamenti collettivi, il secondo è che i nostri azionisti [...] decidano di disinvestire». I dati dicono che un milione di passeggeri causa in media mille occupati. Ma il dato può essere letto al contrario: con un milione in meno di passeggeri si rischia di perdere mille posti di lavoro.
La specificità del settore aeroportuale è data dal fatto che le società di gestione hanno in concessione gli aeroporti. Ma queste concessioni sono più complesse di quelle autostradali: le società sono costrette ad investire anche con un calo dell'80% del traffico. E i costi sono in maggior parte fissi, non variabili: come successo in un giorno di aprile, quando, benché sia decollato un solo volo da Napoli, l'intera infrastruttura è stata mantenuta funzionante con tanto di luci accese. Inoltre i costi sono stati ingenti per attrezzare gli scali con termoscanner, cabine di sanificazione e altri impianti di sicurezza.
Gli aiuti dallo stato devono essere vincolati inoltre ai contratti di programma delle società che gestiscono gli scali, afferma Barbieri, «in modo da evitare la postura assistenzialistica». Se l'esecutivo pensa di correre in aiuto degli aeroporti grazie al Recovery Fund, non deve però permettere che al momento dell'erogazione dei fondi, gli scali siano già troppo prostrati o addirittura collassati.
Stefano Guarrera